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prof.ssa Angelica Piscitello

giovedì 15 marzo 2012

PORTAMI IL GIRASOLE


Portami il girasole ch’io lo trapianti

nel mio terreno bruciato dal salino,

e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti

del cielo l’ansietà del suo volto giallino.



Tendono alla chiarità le cose oscure,

si esauriscono i corpi in un fluire

di tinte: queste in musiche. Svanire

é dunque la ventura delle venture.


Portami tu la pianta che conduce

dove sorgono bionde trasparenze

e vapora la vita quale essenza;

portami il girasole impazzito di luce.

(Eugenio Montale, Ossi di Seppia, 1925)

PER LE V CLASSI: esprimete il vostro breve commento.

1 commento:

  1. Montale si rivolge a un Tu soprannaturale: “Portami il girasole… portami tu la pianta…”
    E' un'invocazione come una “preghiera” a un'Entità soprannaturale sconosciuta, divina.
    Il "girasole" è un solare luminosissimo emblema, foriero di fertilissimi sviluppi futuri: La pianta, terrena immagine del sole, al sole sempre rivolta, se trapiantata nella propria personale aridità è segno capace di guidare al di là del muro, nella dimora dell'ideale (evidenziata dall'unica rima imperfetta «trasparenze-essenza») «dove sorgono bionde trasparenze»; e «la vita», già sublimata la greve corporeità in colori e suoni, infine «vapora» in sostanza odorosa, in «essenza» per effetto di questo simbolo «impazzito di luce».
    Forse non aveva fede in Dio, come molti sostengono, ma è certo che aveva fede nella forza della natura e delle energie trascendenti, che indirizzate sono in grado di produrre veri miracoli, ai quali aspirava collaborare.

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Prof.ssa Angelica Piscitello