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prof.ssa Angelica Piscitello

martedì 15 febbraio 2011

DITTATORI E DITTATURE

"I bambini devono crescere, e così è necessario che imparino dalla Storia come la sobillazione e l'intolleranza possano trasformare facilmente gli esseri umani in inumani.

Quando qualcuno dice di sé "io sono il più intelligente, il più forte, il più coraggioso e più talentuoso uomo al mondo" si rende ridicolo e imbarazzante, ma se al posto di "io" dice "noi" e sostiene che "noi" siamo i più intelligenti, i più forti, i più coraggiosi e i più talentuosi al mondo, nella sua patria lo applaudono entusiasti e lo definiscono un patriota.


Mentre tutto ciò non ha nulla a che vedere con il patriottismo.


Si può infatti essere attaccati al proprio paese senza per questo dover sostenere che al di fuori di esso vive solo gentaglia inferiore. E invece più persone caddero in questa insensatezza, più la pace fu in pericolo" (da "Breve storia del mondo di E. H. Gombrich).




Ceausescu- Milosevic -Hitler-Mussolini-Stalin-Saddam...


E ora sentiamo l'urlo di Gheddafi:

"non lascio il paese, lotterò fino alla morte!"

Sarà l''ultimo discorso del tiranno?



Fate i vostri commenti sul tema "dittatori e dittature"

5 commenti:

  1. A partire dal delitto Matteotti (1924) il Fascismo avvertì la necessità di assicurarsi un consenso molto vasto fra la massa, condizionando la stampa e l’opinione pubblica. Una delle vie attraverso le quali tentò di raggiungere lo scopo fu il totale controllo dell’educazione e dell’insegnamento scolastico.
    La stampa fu sottoposta ad un controllo sempre maggiore fino a subire la completa fascistizzazione, a partire dagli anni ‘30. In questo processo acquisì un’importanza sempre più decisiva l’Ufficio Stampa del Presidente del Consiglio. Esso controllava e “distribuiva” le notizie da pubblicare. E’ il periodo delle veline con cui il regime dettava in maniera analitica e quotidiana le notizie. Il Duce in persona controllava i comunicati dello Stato e dava le disposizioni alla stampa, le quali si estendevano fino a comprendere direttive sulle fotografie, sullo stile, sui caratteri e sull’impaginazione. Il controllo della stampa però non era sufficiente.
    Il regime allora si occupò anche della propaganda, del cinema, del teatro, del turismo e del tempo libero. In questo modo lo Stato totalitario arrivava ad occuparsi di tutti gli aspetti della vita del popolo: non solo dettava le notizie, manipolava l’informazione e gestiva il sapere ma regolava il tempo libero, organizzava i momenti di incontro, inquadrava il vivere quotidiano in scadenze il più precise possibili. Ma il controllo dell’informazione e le grandi adunate non bastavano, si dovevano apprendere i valori fondamentali del fascismo fin dai primi anni. L’idea di Mussolini era di impadronirsi del cittadino a sei anni e restituirlo alla famiglia a sedici. In questa frase è racchiuso il senso della politica educativa del fascismo. Attraverso le associazioni giovanili e la scuola lo Stato totalitario, esercitando un severo controllo, faceva una colossale opera di inquadramento e convincimento delle masse. Aspetto non meno significativo è la tecnica di persuasione certamente non casuale che il regime usava. Come in altri momenti di propaganda il Duce si servì di esperti collaboratori, di pedagogisti e di conoscitori della psicologia infantile e di massa per agire sugli aspetti manipolabili dell’immaginario dei bambini. Il loro mondo veniva studiato ed adattato alla figura del Duce, riconoscibile in un fiero soldatino, in un antico guerriero romano, in un cavaliere fiabesco, in un padre severo ma protettivo e così via

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  2. Benito Mussolini era un uomo intelligente e abbastanza colto. Con un suo fascino personale sapeva essere molto persuasivo con la gente. Nel 1919 fondò i “fasci di combattimento”, e questo contribuì anche a portarlo al successo. Infatti egli offrì i suoi servigi delle camicie nere agli industriali combattendo il pericolo rosso. In seguito, con il “Programma di San Sepolcro”, si dimostrò democratico e molti si unirono a lui ma, dopo aver ottenuto il potere, non rispettò le promesse. Nel 1919 il movimento di Mussolini, divenne Partito Nazionale Fascista, ottenendo il consenso popolare attraverso la violenza dei Fasci di Combattimento prima; con la propaganda e con i brogli elettorali,dopo.

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  3. Gheddafi contro tutti!



    Sono una ragazza di 17 anni, spensierata e felice, che molto raramente mi affaccio a guardare i problemi del resto del mondo. Guardo il TG con più interesse, in questi ultimi tempi, e mi colpisce la storia di Sarah Scazzi, di Jara , ahimé, lo tsunami nel Giappone, le fughe di radiazioni, non più così lontane...

    Quando poi si parla di Gheddafi e di cosa succede nella vicina Libia, non so perché provo un rifiuto spontaneo ad ascoltare, per istinto non voglio provare la paura della guerra, volendo volontariamente alienarmi ed ignorare il fatto che è una problematica che riguarda in realtà anche l’Italia molto da vicino!

    Ma, qualche giorno fa, nel quotidiano, leggo:<> avverto lo sconcerto! Quest' affermazione mi colpisce molto. La mia docente di Storia ci spiega tante cose sul sistema di "dittatura" e allora comincio a documentarmi, a seguire le notizie giorno per giorno, ad ascoltare la TV con molta più attenzione. Gheddafi propone la "sua" verità ai media, raccontando di un complotto ordito dai suoi avversari per rovesciare il suo governo. A questo complotto parteciperebbero anche gli Stati Uniti e l’Italia del suo ex amico Silvio Berlusconi. Inoltre il leader libico sostiene che i pozzi di petrolio sono gestiti per volere popolare dal governo e dice anche che ai giovani che protestano sono state fornite le armi anche dagli Italiani e che i rivoltosi sono stati drogati.

    In Libia c’è la dittatura con Gheddafi al potere da tempo! Apprendo che Gheddafi ordina di sparare e bombardare la parte del suo popolo che non lo vuole più, che vuole LIBERTA' e DEMOCRAZIA, parole disconosciute al Rais, che risponde alle rivendicazioni ordinando ai suoi fedelissimi e ai mercenari di uccidere senza pietà gli insorti, e ne hanno ucciso a migliaia!

    Ma che c’entra l’Italia? Beh, l’Italia è semplicemente coinvolta perché il nostro gas e petrolio proviene quasi tutto dalla Libia, ma anche perché fa parte della NATO e dell’ ONU, organizzazioni internazionali che riuniscono i paesi più progrediti del mondo, che hanno l’obiettivo di mantenere la pace nel mondo e non acconsentono che si spari contro chi rivendica diritti fondamentali al vivere civile!

    Gheddafi non è un presidente ma un capo rivoluzionario, salito al potere nel 1969 in seguito ad una rivoluzione "popolare" , dice lui...

    È stato attaccato dagli USA negli anni novanta, quando c’era in America il presidente Reagan, per la sua politica aggressiva. Allora fu bombardata la sua residenza e, in quegli attacchi, morì una delle sue figlie adottive. Gheddafi non vuole oppositori né ritiene valide risoluzioni e vuole rispondere, ma a modo suo ai paesi che si interessano della Libia, mettendosi contro tutti! Come dice lui “a costo della vita” è pronto a morire da “martire”.

    Ho capito due cose, in particolare, dai fatti recenti :

    1) che quest’uomo è un malato di “dominio di onnipotenza” nel pieno senso della parola "onnipotenza” !

    2) che molti anzi moltissimi, come me, di questa storia attuale non hanno capito molto! Mi guardo attorno e sento dire: “Ma questo Gheddafi che vuole?”; “Ma perché questa guerra”?; “Ma come è cominciato tutto?”...

    Però una cosa mi sembra sia stata colpita da tutti: che viviamo nell'incertezza, che avvertiamo tanti PERICOLI!

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  4. Adolf Hitler, fu un politico, cancelliere e, in seguito, führer della Germania: dal 1934 al 1945. Hitler conquistò il potere, basandosi sul malcontento del popolo tedesco. Infatti, dopo aver tentato nel 1923 un colpo di Stato detto “putsh di Monaco”, fu arrestato con il suo fedele Rudolf Hess. Scontò una pena di alcuni mesi di carcere e, nel periodo che si trovò lì dentro, scrisse il programma che avrebbe seguito punto per punto. L’opuscolo venne intitolato “Mein Kampf”, ovvero “La mia battaglia”. In questo libro, viene esposto tutto il programma di persecuzioni etniche e razziali; di aggressioni e di invasioni che fu poi, in effetti, puntualmente seguito. Una delle sue aspirazioni più grandi fu quella dello “spazio vitale”, ovvero dell’espansione del territorio tedesco ai danni di altri paesi del continente europeo. Ottiene, nel 1933, da Hindenburg, presidente della Repubblica di Weimer , la nomina di cancelliere e, dopo la morte del Presidente assommò le due cariche nelle proprie mani, prendendo anche il comando supremo delle forze armate. Fu così che conquistò il potere, proclamando il Terzo Reich ovvero “il terzo Impero”. Tutte questa serie di mosse, portarono alla fondazione della nazificazione della Germania che diviene una dittatura totalitaria!

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  5. Dopo la morte di Lenin si scatenò in Russia la lotta per la successione al potere. Prima della sua morte, Lenin aveva nominato segretario generale del Partito Comunista un giovane rivoluzionario di nome Josip Djugasvili, detto Stalin, “uomo d’acciaio”. Egli si era dimostrato come un politico capace di trattare ottenendo il massimo dei risultati possibili. Sin dai suoi primi mesi della sua malattia, Lenin si accorse di aver fatto un errore. Stalin in pubblico ostentava venerazione per Lenin mentre in privato lo ignorava. Ivano Lenin cercò di mandare messaggi agli altri dirigenti del Partito! Nel suo Testamento del 1923 addirittura suggerì che Stalin fosse destituito da segretario generale del Partito. Stalin intercettò tutte le sue carte, dimostrando fin d’allora la sua vocazione a governare, attraverso le spie e i servizi segreti e isolò Lenin, impedendogli di essere ascoltato, fino alla sua morte avvenuta nel 1924. Alla fine degli Anni Trenta Stalin e i suoi collaboratori diedero il via alle “Grandi Purghe”, per epurare il Partito Comunista da presunti sabotatori o terroristi. Gli accusatori vennero imprigionati, fucilati o isolati.
    Stalin quindi ottenne l’agognato potere e fondò in Russia la dittatura comunista. Per opportunità e convenienza firma il “Patto di non aggressione” con Hitler, in funzione della conquista e della spartizione della Polonia, ma non si fidava di lui!
    Hitler tradisce quel Patto subito dopo la spartizione, infatti attacca la Russia, con l’”Operazione Barbarossa”! Stalin quindi divenne suo nemico e lotterà contro il Nazismo insieme agli Alleati e contribuirà alla sconfitta di Hitler. Le sue truppe dopo aver liberato l’Europa Orientale dall’occupazione tedesca, conquistarono Berlino costringendo il Fuhrer al suicidio. Alla morte di Stalin l’Unione Sovietica divenne una delle superpotenze mondiali, dotata di armi nucleari e leader dell’alleanza dei paesi socialisti dell’Europa Orientale.
    Il dittatore Stalin è stato abile a portare la Russia a livello di potenza mondiale, ma il prezzo che pagarono i Russi, per il suo governo dittatoriale, fu altissimo, per le migliaia di oppositori uccisi!

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Prof.ssa Angelica Piscitello